
Ogni giorno un lavoratore si alza, fa colazione al volo e sale in macchina per andare al lavoro. Nel tragitto, ha tutto il tempo o per crogiolarsi per la giornata che dovrà affrontare o è già al telefono con un cliente, o qualsiasi altra persona alla quale, per un motivo ignoto persino al lavoratore stesso, ha dato il numero di telefono personale.
Raggiunto il posto di lavoro, si apre un mondo fatto di piccoli gesti ripetuti quotidianamente che gli permettono di entrare nel mood “ufficio”. Suonare al campanello pur sapendo che la receptionist lo ha visto arrivare, passare il badge e andare alla scrivania: il suo regno, in cui ogni cosa è, o dovrebbe essere, esattamente in uno specifico punto. Solo allora, con l’accensione del pc, si dà il via alla giornata di lavoro.
Tutto questo fino a ieri, metaforicamente parlando.
Dal 9 marzo per i più fortunati, per altri da fine febbraio, ogni giorno un lavoratore si alza, fa colazione e si siede sul divano, con il pc sulle gambe, e da avvio alla sua giornata.
Così nasce lo smart worker!
“Smart worker, ma che vuol dire???” “Lavoratore agile!”
Strano modo per definire una persona che passa gran parte della giornata cercando il posto della casa in cui lavorare comodo e tranquillo.
La giornata tipo di questa nuova forma di lavoratore è in continua evoluzione. Alterna momenti di pace e tranquillità a momenti di sconforto totale, dove pensa: “oh no! Non tornerò più in ufficio!”. Questa altalena di emozioni lo ha accompagnato soprattutto nei primi giorni, perché lo stesso smart worker non sa di esserlo.
Ben presto, però, ne scoprirà i vantaggi e quotidianamente vivrà una nuova avventura.